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Gavi...

Una cara amica racconta il nostro paese

Fra la Pianura Padana e il Mar Ligure si stende una striscioletta di colline verdeggianti e prolifiche dove l’intraprendenza della gente, intrecciando vitigni e commerci, ha creato un perenne culto del buon vivere e del cibo di qualità.

Fra queste colline è la città di Gavi, grazioso borgo sovrastato da una maestosa Fortezza millenaria e guardato a vista dal Santuario della Guardia che si erge, bianco e scintillante, sulla sommità di una collinetta poco distante.

Gavi è da sempre un luogo di accoglienza. Una tradizione che ritroviamo oggi nella golosità dei suoi prodotti. Gli amaretti, specialità di antica memoria, la “testa in cassetta”, il vino bianco Cortese, senza dimenticare i ravioli, che danno il meglio quando la pasta s’inebria di vino rosso locale.

I ravioli di Gavi

Ma l’accoglienza sta prima di tutto nella gente, con quella parlata che suona come una melodia priva di sboccature e il modo conserto di gesticolare.

Una popolazione cortese come il suo vino, incline all’accoglienza ma senza eccessi.

Di Gavi colpiscono la semplicità rurale delle strade e la maestosità del Forte che, calcato come un cappello sopra la piazza principale, le conferisce un’aria quasi surreale. Per visitarlo si può prendere la carrozzabile, o salire a piedi seguendo la costa della collina, vera conquista alla Fortezza, e una volta giunti a destinazione, lo spettacolo ripaga della fatica.

Tornando in paese si entra nella quiete di via Monserito, che si srotola fino all’uscio di un elegante palazzo signorile con stemma e statue diroccati, ma ancora ben visibili. Monserito è come una porta sul silenzio, con qualche gatto ben pasciuto che occhieggia ai passanti. Invece la via che dalla chiesa di San Giacomo, a due passi dal "Borgo Cortese" di Tony e Sabrina, conduce al Portino, è punteggiata dalle essenze dei fornai.

La chiesa di San Giacomo

Entrare nei loro negozi è d’obbligo, come di rigore è assaggiare la focaccia stirata, croccante al punto giusto e i canestrelli, biscottini di pasta frolla che si sciolgono in bocca come nuvole di zucchero.

Fino a qualche anno fa i forni erano il ritrovo pomeridiano delle donne del paese. I retrobottega si animavano dei pettegolezzi benevoli, ma non troppo, delle signore golose che arricciolavano la pasta per avere in casa ciambelle fresche.

E come le ciambelle con lo zucchero sopra ci fanno sognare e tornare bambini, così Gavi è rimasta attaccata alla sua Principessa.

La leggenda narra che a dare origine al paese fu una bellissima Principessa di origine Provenzale. Gavina, o Gavia, questo il suo nome, fu costretta ad errare in cerca di terre lontane dove trovare pace e conforto, per poter vivere, felicemente, accanto all’amato.

Colpita dalla bellezza delle colline a ridosso degli Appennini, qui si fermò, costruendo il suo Castello su “quel monte che sembra sorgere dalla pianura come uno scoglio in mezzo al mare”. Dopo il Castello, le prime case dell’antico nucleo di Gavi, che da lei prese il nome.

Saranno le stradine strette, i colori delle case, la luce e la dolcezza delle colline, o i piccoli borghi attorno. Tutto a Gavi vi può parlare ancora della Principessa. La splendida giovinezza e il suo fiorire ma anche il declino e l’ultimo atto del dramma, custodito nella pietra tombale che protegge il sonno di Gavia, fino al promesso giorno del risveglio.

È questa pietra, detta gavina, che attrae e trattiene. La pietra che forse nasconde agli sguardi profani quello che resta di una donna antica, signora e dominatrice.

Gavi e il suo territorio sono un’esperienza sensoriale indimenticabile, se si avvicinano e comprendono senza fretta e con umiltà, magari con un bicchiere di Cortese e i pensieri sparsi nella brezza che arriva dal mare.

Con i miei migliori auguri per un successo duraturo.

25 maggio 2015
Carla Palli

Ha parlato di noi Daniela Ferrando sul blog Scatti di Gusto

Cenare a Gavi, dormire dove? In paese, per esempio, al Borgo Cortese, un B&B con poche stanze e una piccola suite che si affaccia a picco sul fiume. Perfetto per svegliarsi di buon’ora il giorno dopo e andare a comprare lungo la stessa via Mameli (toh!) gli amaretti morbidi ricoperti di cioccolato del Caffè del Moro e la testina in cassetta presidio Slow Food della macelleria Bertelli.

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